Descrizione
La serie di recuperi e scoperte svolte fra le opere confinate nei depositi romani si apre con questa lavagna di Daniele da Volterra (1509-1566), finora considerata un pannello ligneo di area emiliana. Essa si rivela adesso quale nuova impresa compiuta dal grande manierista toscano a stretto contatto con il suo amico e mentore Michelangelo, su ordine di monignor Giovanni della Casa. La cosa riporta al centro di un problema per noi – oggi – piuttosto assurdo: ossia stabilire il primato fra scultura e pittura. Il livello dei protagonisti e delle tematiche collegate al prezioso quadro lo rendono emblematico del Rinascimento maturo. Databile a metà Cinquecento, esso pone problemi di estetica, che discendevano da Plinio e avevano toccato vari protagonisti italiani dell’epoca e del periodo precedente. La novità tocca lo sviluppo della commissione da parte di Daniele, interessando da vicino i rapporti fra scienza e arte, implicati dalla tecnica su pietra, in genere ritenuta un’invenzione di Sebastiano del Piombo verso il 1530.